Antropologia in vilico: le prospettive di Tommaso d’Aquino e John R. Searle sulla libertà e sulla natura umana

Abstract

Abstract: La costruzione del discorso antropologico sembra andare incontro a situazioni palesemente dilemmatiche allorquando tenti di tenere insieme, nel medesimo quadro teorico che va costruendo, tesi – almeno apparentemente – inconciliabili. Questo ‘destino’ dell’antropologia filosofica sembra rendere impossibile la costruzione di una teoria sull’essere umano che tenga in considerazione, in modo integrato e coerente, tutti gli aspetti che effettivamente, dal punto di vista ontologico, sembrano convivere nell’uomo. Sulla base di questa considerazione epistemologica, nel presente studio saranno analizzate due teorie tanto diverse quanto simili nel destino che le contraddistingue (quello, cioè, dell’aporeticità terminale e della stasi dilemmatica). La teoria della libertà di Searle e la teoria dell’unitarietà dell’essere umano di Tommaso d’Aquino. Entrambe le teorie, pertanto, pur nella loro irriducibile diversità testimoniano questa peculiare caratteristica dell’antropologia filosofica che sembra davvero condannata o alla formulazione di coerenti quadri teorici riduzionisti oppure di complesse teorie contraddittorie e aporetiche.

Abstract: The construction of anthropological discourse seems to encounter blatantly dilemmatic situations when attempting to hold together, within the same theoretical framework being constructed, theses - at least seemingly - irreconcilable. This 'destiny' of philosophical anthropology appears to render impossible the construction of a theory of the human being that takes into consideration, in an integrated and coherent manner, all the aspects that actually, from an ontological point of view, seem to coexist in humans. Based on this epistemological consideration, this study will analyze two theories as different as they are similar in the destiny that distinguishes them (that is, terminal aporeticism and dilemmatic stasis). John Searle's theory of freedom and Thomas Aquinas's theory of the unity of the human being. Both theories, therefore, despite their irreducible diversity, bear witness to this peculiar characteristic of philosophical anthropology that seems truly condemned either to the formulation of coherent reductionist theoretical frameworks or to complex contradictory and aporetic theories.